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«Il comunismo, che correva per le stampe (fa dire Ceretti ad un felice cittadino della sua Utopia dell’avvenire) e qualche volta scese nelle piazze, era idiotico, vandalico, terrorista, avversario non dell’ordine costituito, ma di qualsivoglia ordine sociale. Era una specie di brigantaggio teoricamente e praticamente guidato da soggetti poco addottrinati, poco morali, molto avidi di arricchire, molto ambiziosi di popolarità. La gente, alla quale si predicava e che si spronava all’azione, era una moltitudine di operai, di braccianti e di proletari, che ambivano sostituirsi ai ricchi... Gli scienziati e letterati vedevano nel comunismo un’utopistica aspirazione demagogica, la quale, se si potesse realizzare, condurrebbe all’anarchia o al dispotismo della plebe, il peggiore dei dispotismi; in ogni modo all’estremo deperimento delle lettere e delle scienze, che non possono avere la simpatia della plebe. Dunque il comunismo di quel tempo, non contenendo un briciolo di quella profonda razionalità, che lo ha reso necessario, non ha nulla, tranne il nome, di comune col nostro» (Op. scelte ined. I, 177-178).

Da tutto questo risulta con chiarezza anche la posizione di Ceretti rispetto alla religione. La riforma dell’umanità deve anche essere riforma razionale e filosofica della religione: i frequenti accenni ostili, che troviamo in lui, contro «la plebe mascherata di stole e di piviali», sono dirette solo contro l’elemento volgare e superstizioso, che offusca la religiosità vera. In fondo la concezione di Ceretti è religiosa; egli crede p. es. nel valore della preghiera, quando essa sia formulata senza alcun desiderio egoistico, nel puro interesse della ragione. Soltanto egli vuole che dalla religione siano eliminati l’autorità cieca esteriore, l’ignoranza, l’ipocrisia; che essa cessi di parlare il linguaggio della favola e del miracolo per apprendere quello della filosofia. Noi siamo oggi dinanzi ad un bivio terribile. Se l’uomo si è propagato sulla faccia della terra, deve ciò alle istituzioni religiose, che con i terrori del soprannaturale, dice Ceretti, hanno legato questa fiera sanguinaria, che si chiama, forse ironicamente, l’uomo sapiente. Ora è vano sperare che la fede del passato possa venir ricostruita: d’altra parte se questo freno verrà meno nella coscienza umana, vedremo l’uomo scatenarsi con tutta la ferocia della sua ragione. La sola speranza per l’umanità può trovarsi soltanto, secondo Ceretti,