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morte: sta nel crederci legati irremissibilmente ad una forma particolare ed alle sue vicissitudini. Se il male nostro è in questa impotenza intellettuale, il bene nostro risiede nella conoscenza della verità e nell’indifferenza: la filosofia di Ceretti sbocca in una morale ascetica e contemplativa:

«Paradiso non voglio, ma riposo».

Il bene più alto sulla terra è il pensiero, che vive sopra tutti i piaceri e i dolori del mondo: quel pensiero, che dà la quiete dalle passioni, la serenità senza gioia nè dolore: la suprema sapienza è anche assoluta indifferenza.

Ceretti applica questa morale quietistica anche alla società: le vicende politiche e le brighe civili non sono per lui in fondo che meschinissime cose: il solo progresso dell’umanità è il progresso nella razionalità e nell’apatia. Se l’ideale della vita umana sta nel giungere alla contemplazione di Dio ed alla liberazione dalle passioni, tutta la vita esteriore deve esservi indirizzata. L’umanità percorre sotto questo rapporto tre epoche: la prima è l’età della religione, caratterizzata dall’ignoranza e dal dispotismo: la seconda è l’età della scienza, caratterizzata dal fiorire della tecnica utilitaria e della democrazia; la terza è l’età contemplativa, età di cultura speculativa e filosofica, nella quale gli uomini meditativi realizzeranno una più razionale costituzione della società. Ceretti ha dedicato molte pagine dei suoi scritti alla critica delle condizioni sociali presenti, in cui l’umanità, sotto le parvenze della cultura, è guidata ancora dalle passioni più cieche e più brutali; ma si è anche preoccupato di stendere il disegno generale di ciò che dovrà essere il futuro ordinamento razionale della società. Esso è riassunto nella Proposta di riforma sociale, stesa nel 1878 e pubblicata nel 1885; e nel romanzo «Gregorio», scritto nel 1879, dove è tracciata la società futura secondo il sistema contemplativo. Questa società, che Ceretti considerava non come un’utopia, ma come un necessario risultato della penetrazione della coltura filosofica e religiosa, è una specie di repubblica platonica, caratterizzata da una riforma socialista della proprietà, della famiglia e dell’educazione: riforma che però, occorre appena dirlo, non ha nulla di comune con il comunismo politico attuale.