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soluto sopra lo Stato: ma in realtà esse non sono (come abbiamo veduto) che una riflessione individuale sopra la totalità della vita dello spirito, la quale obbiettivamente culmina sempre nello Stato. Perciò anche allora la religione non è in fondo che un riflesso ed un complemento della vita nazionale d’un popolo: che ha per compito di rappresentare e di esprimere simbolicamente l’unità morale dello Stato. «La religione (è detto nell’Enciclopedia) è l’autocoscienza che un popolo ha della sua ragione nella sua sostanzialità assoluta»; e nella Filosofia della religione ciò che nella fase filosofica corrisponde al culto è la moralità politica, la partecipazione alla vita dello Stato. L’ideale politico e religioso rimane sempre per lui l’antica città greca, nella quale Stato e religione erano i due aspetti inseparabili d’un’unica vita: e lo stesso cristianesimo protestante sembra essere per lui soltanto la preparazione d’una religione nazionale germanica. Questo è del resto l’ideale, che sopravvive anche in una parte dell’attuale neo-hegelianismo: il quale pone il compito della filosofia religiosa nella creazione d’una religione nazionale che non sia, come il Cristianesimo, in diretta opposizione con lo Stato ed i suoi valori culturali, ma aiuti il compimento dei doveri nazionali e politici, confermi come un atto religioso il sacrifizio dell’individuo alla patria e sostenga la nazione nella sua lotta per l’esistenza contro le altre nazioni.
Volendo esprimere un giudizio conclusivo sul valore religioso della filosofia hegeliana, noi dobbiamo certo riconoscere che il fatto religioso occupa in essa un largo posto: e ciò si capisce. Il problema religioso fu il primo ad occupare il pensiero del giovane filosofo: la prima opera che intraprese a scrivere è una Vita di Gesù: sono i problemi religiosi che lo hanno condotto al problema filosofico. E lo spirito suo sentì profondamente il fatto religioso, come fatto storico, seppe riviverlo nei suoi momenti e nelle sue deviazioni e, nonostante il materiale manchevolissimo che era a sua disposizione, fu il primo vero storico della religione. D’altro lato però è innegabile che l’indirizzo realistico e naturalistico gli precluse totalmente la via ad una comprensione filosofica della religione: sì che mentre da una parte celebra la religione come la forma più alta di vita, la riduce in fondo dall’altra ad essere il misero strumento della vita politica d’un popolo. Questo dissidio tra l’apprezzamento