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possiamo spiegare come la concezione hegeliana, che pure è in sè decisamente irreligiosa, abbia potuto esercitare un’indiscutibile attrazione sopra spiriti profondamente religiosi. Questo concetto di un Dio che è e vive nelle sue stesse creature, e soffre nei loro dolori e vince nei loro trionfi, che abbraccia in sè e raccoglie nella sua vita infinita tutti i momenti della spiritualità umana, è parso a molte anime religiose — anche fuori dell’hegelianismo — più umano e più cristiano che il concetto di un Dio relegato nella sua misteriosa immensità e separato dalle sue creature da una distanza infinita. Basti ricordare fra tutti Gustavo Teodoro Fechner.

Tuttavia, se ben si osserva, anche questo aspetto religioso della filosofia hegeliana è esso stesso una conseguenza ed una testimonianza dell’ambiguità che è nel suo punto di vista fondamentale. Hegel aduna nella sua realtà assoluta, che è lo spirito, due caratteri inconciliabili: e può mantenerli, soltanto perchè insiste or sull’uno or sull’ altro, secondo l’opportunità del momento. Da una parte questa realtà considerata nella sua unità razionale, deve essere un’unità assoluta, perfetta, perchè tutte le sue parti sono egualmente momenti della perfezione assoluta ed eterna dello spirito: dall’altra non può essere per lui se non la realtà che si svolge davanti a noi nello spazio e nel tempo, realtà imperfetta, intessuta d’apparenza e di verità, in gran parte irriducibile alla ragione.

Da questa forzata sovrapposizione nascono molte conseguenze, essenziali anche sotto l’aspetto religioso. Se ogni momento della realtà è un momento della ragione assoluta, tutto ciò che è, è razionale, buono e perfetto: ciò che è razionale è reale e ciò che è reale è razionale. Ora di fronte a questa affermazione, che è conseguenza rigorosa e diretta del principio hegeliano, abbiamo la stessa confessione di Hegel, che vi sono nella realtà molte cose le quali non possono in nessun modo venir fatte rientrare in quest’ordine. Così, p. es., quando Hegel costruisce il concetto dello Stato, mostra che a questo concetto è essenziale la personalità del monarca, cioè che lo Stato deve essere essenzialmente monarchico. Così vuole la ragione eterna delle cose. Ma vi sono anche repubbliche. Non importa, dice Hegel, queste sono accidentalità irrilevanti. Ma in un mondo che è pura ragione, donde queste accidentalità? Ad un cri-