Pagina:Martinetti - Saggi e discorsi, 1926.djvu/149


— 149 —

cui energica affermazione riveste spesso un carattere quasi religioso.

Tuttavia questo energico sentimento dell’unità, in Hegel, non si traduce in una concezione mistica, trascendente, come avviene per es., in Spinoza. Hegel era una natura troppo realistica per perdersi in speculazioni trascendenti: fin dai primi anni il suo occhio è già volto verso la comprensione della realtà immediata della vita e della storia. Ben egli riconosce che ciascuna di queste realtà concrete è, isolatamente considerata, un elemento morto e senza senso; ma per giungere alla realtà vera e vivente non è necessario, secondo Hegel, andare al di là del finito: l’assoluto, l’infinito non è che la sintesi dialettica di tutte le realtà finite. Anzi lo stesso svolgimento rigoroso del suo principio dell’unità gli serve per opporsi ad ogni dualismo metafisico che ponga al di là del mondo naturale ed umano un’unità trascendente, una legge, qualche cosa che non si lasci ridurre con la realtà del mondo in un unico processo.

Se noi, dice Hegel, consideriamo le cose finite, così come l’esperienza le concepisce, vediamo che esse non sono quelle realtà ferme e fisse che sembrano nel primo momento; vediamo che sono esseri pieni di intime contraddizioni, esseri che si annullano da sè in quanto divengono, passano in altro, si dissolvono in un ordine più vasto di rapporti. La ragione filosofica, seguendo, per così dire, l’esigenza stessa che le cose finite rivelano nelle loro contraddizioni, le collega in un’unica concatenazione vivente, che in sè concilia le loro opposizioni e che è, nella sua totalità, la loro realtà assoluta.

Questa non è quindi, per Hegel, un Dio trascendente, al quale si contrapponga il mondo finito come creazione o come parvenza; ma un’unità che si dispiega in una successione necessaria di realtà viventi, ciascuna delle quali è veramente quello che è solo in quanto è stretta con le altre in un unico sistema di vita; che tuttavia può essere definito solo mercè la molteplicità dei suoi contenuti. La filosofia ci eleva appunto alla visione di questa unità divina facendo passare dinanzi a noi tutta l’infinita molteplicità della realtà naturale e spirituale, conciliandone le opposizioni, togliendo ogni singolo dal suo isolamento per metterlo a suo posto nella catena dell’eterno divenire. A questo concetto hegeliano dell’Unità che non è nulla in