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rienza e quello che la trascende. Così la scienza ha il diritto riconosciuto di svolgersi liberamente; e d’altra parte noi siamo sicuri che nessuna delle sue conclusioni può menomamente contrastare con la verità religiosa. Che cosa importa p. es. a noi se l’uomo deriva o non deriva da una specie inferiore? Questo è un problema puramente scientifico, che per la filosofia è completamente indifferente. D’altra parte però, se è vano voler decidere in base a preconcetti teologici circa una questione scientifica, è altrettanto vano voler trasformare la scienza in filosofia per opporla alla verità religiosa. Il materialismo e il naturalismo sono anch’essi forme di dogmatismo che la critica kantiana ha reso impossibili per sempre. Quando si è analizzata la struttura e i fondamenti del conoscere, come si può ancora con serietà discutere se la coscienza si risolva nelle funzioni cerebrali o se il mondo sia o non sia realmente composto d’atomi? Noi ci troviamo in questi casi dinanzi a concetti e teorie legittime e rispettabili nel campo dell’esplicazione scientifica; ma che, quando vengono erette in verità metafisiche ed applicate a spiegare i problemi che trascendono l’esperienza, si trasformano in immaginazioni ridicole e puerili.

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Con queste conclusioni critiche del pensiero kantiano sono già stati implicitamente messi in rilievo anche i suoi principi positivi fondamentali.

Il primo è il trionfo definitivo dell’idealismo nella filosofia. Le controversie fra materialismo e spiritualismo, che hanno agitato per tanto tempo le scuole, sono tramontate per sempre: una realtà materiale assoluta è diventata per noi inconcepibile. Quindi il parlare di filosofia idealistica è un pleonasmo: ogni filosofia è oggi idealismo. Anche il pensiero naturalistico subisce questa legge: il jiaturafismo d’oggi è naturalismo idealistico e si chiama fenomenismo, pragmatismo, hegelianismo.

Il secondo punto è la determinazione critica dei fondamenti, dei metodi e dei limiti del pensiero scientifico. Kant non è stato un rinnovatore della logica: l’arido manuale che va sotto il suo nome non esce sostanzialmente dalle linee tradizionali. Ma Kant era profondamente penetrato dallo spirito scientifico: le prime