Pagina:Martinetti - Saggi e discorsi, 1926.djvu/141


— 141 —

loro forma antica. Le discipline metafisiche tradizionali, in cui si divideva ogni trattato di filosofia prima di Kant, l’ontologia, la cosmologia, la psicologia filosofica, la teologia naturale, sono scomparse: a qual filosofo verrebbe oggi ancora in mente di scrivere un trattato di cosmologia o di teologia razionale? E quando scorriamo opere ispirate all’antico indirizzo, come p. es. quelle di Rosmini, noi ci sentiamo come trasportati in un’altra età geologica: noi possiamo ammirarle come monumenti storici, ma il loro spirito è per noi morto per sempre. Questa è la vera causa per cui il dogmatismo teologico vede in Kant il suo più terribile nemico. «Il veleno kantiano» è il titolo dell’opera che un dotto gesuita ha dedicato alla confutazione di Kant; naturalmente senza comprenderlo. Il veleno kantiano, una volta penetrato, non può più permettere di accostarsi ai problemi ultimi con quella semplicità, che accomuna ai nostri occhi la teologia con la mitologia: la pretesa di possedere intorno a Dio, all’anima ed al suo destino un vero e proprio sapere ci appare necessariamente come un’illusione ed una follia. Noi abbiamo nella testimonianza segreta del nostro spirito quanto è necessario per dare alla nostra vita una direzione sicura verso i suoi più alti destini: ed intorno a questa certezza, che sola è essenziale, possiamo tessere una fede personale nutrita di presentimenti e di speranze, fondate sulla ragione: il resto non è che superstizione grossolana, funesta così alla religione come alla ragione.

Del resto questa rinunzia al dogmatismo è così poco un avviamento allo scetticismo, che essa è anzi, secondo Kant, il solo mezzo di fondare la verità religiosa sopra un fondamento indistruttibile. Il dogmatismo volendo essere una scienza del mondo soprasensibile deve necessariamente introdurvi degli elementi e dei concetti derivati dal mondo sensibile: e così trasforma la realtà soprasensibile in una realtà che sta con gli esseri sensibili in uno stesso piano e in molteplici rapporti: onde una quantità di falsi concetti e di falsi problemi che travolgono necessariamente la filosofia dogmatica in controversie insolubili e la espongono alle giuste critiche della scienza come alle derisioni dello scetticismo. Ora l’unico modo di eliminare tali questioni è di riconoscere la distinzione fra il campo della scienza e quello della verità religiosa, fra il mondo dell’espe-