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ripetuta poi da Schleiermacher, Hegel, Schopenhauer, Beneke, Herbart, Trendelenburg, e recentemente dal Sigwart, dal Renouvier, dal Iodl, dal Windelband e da moltissimi altri1. Non è possibile, si dice, imporre un ordine, una forma razionale alla vita senza prefiggere nello stesso tempo in via essenziale un determinato fine, una materia del volere che, come tale, non è deducibile a priori dalla ragione. Quindi anche il preteso principio formale da Kant enunciato implica un fine materiale. In esso infatti si presuppone l’esistenza di una società di esseri razionali, che è evidentemente un dato dell’esperienza; come potrei infatti sapere dalla ragion pura che vi sono altre individualità oltre alla mia? Di più si presuppone in questi esseri razionali la presenza d’una finalità concreta che dà alle volontà loro un contenuto positivo. È perfettamente naturale infatti che, perchè uno spirito razionale si determini per certe volontà concrete, queste debbano essere di carattere razionale; ma il contenuto loro deve essere dato da qualche aspirazione positiva dello spirito verso l’utile o la perfezione etc., in una parola verso un fine non contenuto nella pura forma della razionalità. Si comprende per esempio che uno spirito razionale non possa volere una promessa menzognera, perchè una tale massima riuscirebbe ad una contraddizione; ma come mai questa semplice considerazione negativa potrebbe muovere all’azione uno spirito perfettamente indifferente, al quale nulla importi che vi siano o non vi siano promesse?2.

A quest’obbiezione fondamentale si aggiunge un altro gruppo di difficoltà, accennate già dal Fouillée, svolte specialmente dal Simmel, che sono direttamente rivolte contro la particolare espressione data da Kant al suo principio. Anche concesso che ogni azione immorale non sia suscettibile di venir eretta in legge universale, vi sono pure delle azioni morali che, universa-



  1. Si veda per un’esposizione minuta Hägerström, Kants Ethik, 1902, 314 ss.; Messer, Kants Ethik, 1904, 173 ss.; Delbos, La philos. pract. de Kant, 1905, 357 ss.
  2. Hausius, o. c., 222 n.; Zeller, Vortr. u. Abhandl. III, 1884, 172; Cantoni, E. Kant, 1884, II, 222: Hartmann, Das sittl. Bewussts.2, 1886 278 ss.; Chiappelli, Sul carattere formale del principio etico, 1884, 16 Croce, Filos. d. pratica, 302 ss., Masci, Etica, 210 ss.