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82 | parte seconda |
xiv
il velo e le aure
Voi, che dal sen d’Amor dolci volate,
aure amorose, e di dolcezze pieno
l’aere intorno rendete, e per l’ameno
di queste piagge i balli a’ fior guidate,
aure vaghe e leggiadre, aure odorate,
se dal volto del ciel puro e sereno
togliete i nembi, or voi dal crin, dal seno
questa del mio bel Sol nube sgombrate.
E quelle fila d’òr lucide e bionde
e quelle vive e calde nevi omai
scoprite voi, ch’avaro vel m’asconde.
Ma giá, vostra mercé, gli amati rai
ecco vegg’io, liet’aure, aure gioconde...
Cosí voi turbo o tuon non fieda mai!
xv
alle aure
Questo vaso d’amomo e questi acanti,
primo pregio d’april, queste odorate
rose ad un parto con l’aurora nate,
questo cesto di gigli e d’amaranti,
a voi, de l’aria peregrine erranti,
fien sacri, aure felici, aure beate,
se, mentre per lo ciel l’ali spiegate,
vosco trarrete i preghi miei volanti;
sí che questi, ch’io spargo, amari accenti
oda di lá, dove n’andate or voi,
Elpinia, e ’l flebil suon de’ miei lamenti.
Ben avrete de l’opra il premio poi:
forza e vigor da’ miei sospiri ardenti,
grazia ed odor da’ dolci fiati suoi.