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sonetti amorosi | 79 |
viii
lo specchio
Fosti di pianto, e del mio pianto umore,
puro, lucente e cristallino gelo:
or ti fa quasi un pargoletto cielo
di questa dea l’angelico splendore.
T’ha, qual veggio, in cristallo accolto Amore,
sol perché ’l mio bel Sol, senza alcun velo,
quanto del cor nel vivo specchio io celo
miri, e la sua beltá nel mio dolore.
Onde, rivolta in te, quando che sia:
— Queste son, lassa! — sospirando dica —
del mio fedel le lagrime dolenti?
Or, se ne’ pianti suoi, ne’ suoi tormenti,
me sí bella dipinge empia e nemica,
che farebbe, cantando, amica e pia? —
ix
il velo della sua donna
Candido vel, ch’al piú leggiadro oggetto
ch’abbian quest’occhi t’attraversi e spieghi,
e di madonna ingiurioso leghi
l’òr crespo e celi il terso avorio e schietto;
perché del biondo crin, del bianco petto
il vago lume ai vaghi lumi neghi,
e di onesto desio sprezzando i preghi,
copri a lei la bellezza, a me ’l diletto?
Se quindi, di mia gioia invido e scarso,
non ti rimove Amor, tosto cadrai
da’ miei sospiri incenerito ed arso.
Vienne, ed asciuga il mio gran pianto omai;
sí poi, sicuro, di quest’acque sparso,
tra le mie fiamme e tra’ suoi raggi andrai.