né fia ch’io tema piú, ma fia ch’io brami
l’orror, l’ardore eterno,
s’ha cosí belle tenebre l’inferno.
Notte, se notte sei,
ristoro de’ mortali,
onde pace ed oblio l’anima beve,
concedi ai desir miei
ed a le membra frali
nel tuo placido grembo un sonno breve.
Sperar da te ben deve
refrigerio e conforto il cor doglioso.
Almen, prendere a sdegno
non devi audace ingegno,
quando ardisca furarti alcun riposo
dopo lunga fatica,
se sei de’ ladri e degli amanti amica.
Canzon, piú non garrir, le voci affrena:
troppo se’ tu loquace;
la notte ama il silenzio, ama chi tace.