Quante forme repente
offre l’occhio a la mente,
tante son lacci ed ami
perch’io vie piú sempr’ami:
or per una languisco,
or per altra mi struggo e ’ncenerisco.
Me la fresca beltate,
me la piú tarda etate
infiamma e punge e prende:
quella però m’incende
con le grazie e co’ lumi,
questa con gli atti gravi e co’ costumi.
L’una per la sua pura
semplicetta natura,
l’altra per l’altra parte
de l’ingegno e de l’arte,
egualmente mi piace
e la rozza bellezza e la sagace.
Usi fregiarsi: i fregi
chi fia che non appregi?
Vada inculta e sprezzata,
sol di se stessa adorna:
quella schiettezza adoro,
quella sua povertate è mio tesoro.
O vezzosa e lasciva,
o ritrosetta e schiva,
quella mi fa sperare
che sia tal qual appare,
questa il pensier lusinga
ch’ami d’essere amata e che s’infinga.
Colei, perché si vede
che di statura eccede;
costei, perché mi sembra
piú sciolta ne le membra:
preso di doppio nodo,
ambedue fra me stesso ammiro e lodo.