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canzoni e madrigali amorosi 53

     quanto le tue dolci acque
a lui fôran piú care
che del Po, che de l’Arno o che de l’Ebro!
Sí poi vedresti, o Tebro,
de la beltá che ne’ tuoi poggi nacque
innamorato il mare,
le sue, forse, addolcir salse ed amare.
     Non ha scoglio o spelonca
il suo liquido mondo
ove sí lucid’ostro arda e rosseggi
che ’l bel viso pareggi,
non ha zaffiro in riva o perla in conca,
non oro in cupo fondo,
pari agli occhi, a la bocca, al suo crin biondo.
     Né vide altra il suo regno
bellezza unqua maggiore
sin da quel dí che ’l peregrin di Troia
trasse, carco di gioia,
per le liquide vie sul curvo legno
la bella argiva, ardore
piú de la patria sua che del suo core.
     Sirena o ninfa alcuna
Nettuno egual non scorse;
non Dori a lei s’agguagli o Galatea;
non la piú bella dea
ch’ebbe lá ne l’Egeo cerulea cuna;
non anco il Sol, che forse
sí bel di grembo a Teti unqua non sorse.
     Fiume beato or ceda
a te pur l’Indo e ’l Moro
o qual altro piú ricco in mar si frange;
l’Ermo, il Pattolo, il Gange
d’ogni pregio la palma a te conceda,
ch’assai maggior tesoro
hai tu, ch’acque d’argento, arene d’oro.