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canzoni e madrigali amorosi |
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di me pietoso tanto,
poich’accogli i miei membri
ed asciughi il mio pianto,
pietá piú non chegg’io; cheggioti solo,
in questa notte oscura,
che ti cangi, di letto, in sepoltura.
Specchio, che ti specchiavi
nel Sol del chiaro volto e ne le stelle
de’ begli occhi soavi,
or di quel lume ardente
vedovato ed oscuro,
ben sei cristallo algente,
anzi diamante duro,
se, per non piú stampar luci men belle
di quelle, onde sei privo,
non distempri il tuo ghiacchio in pianto vivo!
Candido eburneo rastro,
non ch’agguagli però de la man bianca
l’animato alabastro,
tu, che solevi, arando
i solchi del bel crine,
l’oro gir coltivando
de le fila divine,
ahi come sono, or ch’ogni ben ti manca,
i tuoi minuti denti
sol per mordermi il cor fatti pungenti!
Acque felici e chiare,
cui d’esser tributario ebbe piú volte
ambizione il mare;
in cui vivono ancora
le faville amorose
di quel Sol che talora
ne’ vostri umor s’ascose;
deh! perché non struggete, in un raccolte,
accresciute da l’onde
de le lagrime mie, l’infauste sponde?