par com’avolta in fasce;
di rugiada si pasce,
e di pompa selvaggia,
nova aurora de’ prati, orna la piaggia.
Mira, mira poi questa
ch’aperto a pena ha l’uscio,
e, benché fuor del guscio,
verginella modesta,
non osi trar la testa,
pur di purpurei lampi,
quasi stella terrena, illustra i campi.
Mira l’altra, ch’ascosa
pur dianzi, or giá se n’esce
da’ suoi smeraldi e cresce;
e da la siepe ombrosa,
tra lieta e vergognosa,
con tenerella punta,
qual pargoletto Sol, ridendo spunta.
Altra dal verde ostello
in tutto si sprigiona:
giá giá d’òr s’incorona,
giá nel vago drapello,
fra ’l serpillo e l’amello
e fra l’amomo e ’l croco,
avampa tutta d’amoroso foco.
Giá del suo gambo s’erge,
giovinetta lasciva:
di pura grana e viva
sue gote orna ed asperge;
e, mentre al sol si terge
sovra l’erbosa sponda,
fa de la sua beltá giudice l’onda.
Quando, di pure stille
rugiadosa umidetta,
sparge la molle erbetta
di mille perle e mille;