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32 | parte prima |
il puro verde inostra;
però che la vermiglia
de la tua Filli il bel color somiglia.
tirsi
Fama è che Citerea
col suo leggiadro Adone
ne l’acerba stagione
cacciando un dí correa,
quando a la vaga dea
spina nocente e cruda
punse del bianco piè la pianta ignuda.
Ne la bella ferita
la rosa allor s’intinse
e ’l suo candor dipinse;
mentre la dea smarrita
de la guancia fiorita
discolorò le rose,
fe’ di novo color l’altre pompose.
Di sanguinose brine
le belle foglie asperse
allor la rosa aperse;
e di gemme piú fine
mostrò ricche le spine,
che d’ostro umide e molli
pompa aggiunsero ai prati e fregio ai colli.
D’atti cotanti audaci
la diva non si dolse,
anzi in lei lieta accolse
mille e mille vivaci
amorosetti baci,
e con l’acceso labro
doppio l’accrebbe ardor, doppio cinabro.
— E tu — disse — sarai
il mio fior piú gradito;