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374 | parte ottava |
xii
la decollazione del battista
Questo da fèra man reciso, e misto
d’orror funèbre e d’atro sangue involto,
squallido teschio, in vassel d’oro accolto,
capo fu giá del precursor di Cristo.
Ma, se giace il suo tronco esangue e tristo,
colpa di re non men crudel che stolto,
quegli però, di due prigion disciolto,
fe’ di vita miglior, morendo, acquisto.
Parlano in lor silenzio, empio tiranno,
smorte ancor quelle labra; e ’l ver c’ha detto
de le vergogne tue, tacer non sanno.
Né chiusi ha giá tua forza, ira o dispetto
quegli occhi santi: ma serrati stanno
per non mirar lo scelerato aspetto.
xiii
per la maddalena alla croce
— Piega i rami felici, o sacra pianta,
da cui pender vegg’io frutto celeste;
dammi ch’io possa l’una e l’altra pianta
almen del mio Signor terger con queste:
con queste chiome, che con gloria tanta
di lor gli odori ad asciugar fûr preste,
consenti or ch’io rasciughi, o croce santa,
le sanguinose lor piaghe funeste;
onde quel piè, ch’a questo crin negletto
die’ l’ambra e l’oro, ancor fregio gli dia
di luci d’ostro e di rubino eletto. —
Del trafitto Giesú cosí languía
la bella amante sconsolata, e stretto
in guisa d’edra il caro tronco avía.