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epitalami e panegirici 337

     In quieti riposi,
tra molli lini e bianchi,
traean languidi e stanchi
Margherita e Francesco, i regi sposi;
e ’n arringhi amorosi
dove l’ire e i contrasti
erano vezzi, ove vezzosi e casti
eran scherzi gli schermi,
guerreggiavano in pace, atleti inermi.
     Fu lor campo e steccato
cameretta soave,
la cui secreta chiave
volgea, fido custode, arciero alato.
Qui con l’eroe ben nato
era franca ed ardita
la leggiadra aversaria a fronte uscita.
Eran loriche e scudi
contro i teneri colpi i seni ignudi.
     Gran padiglione in alto
facea raccolto in giro
con porpora di Tiro
ombra ricca e pomposa al dolce assalto;
dove trapunti a smalto
avea superbi e vaghi
trofei d’Emanuelli e di Gonzaghi,
con topazio e piropo,
da negra man trattato ago etiòpo.
     Sparso il morbido letto
di spiriti odorati
aveano arabi fiati;
e per tutto essalava il nobil tetto
sospir di fumo eletto,
vapori almi e divini,
aliti preziosi e peregrini,
aure pure e leggiere
d’indiche gomme e di misture ibere.

G. B. Marino, Poesie varie. 22