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epitalami e panegirici 333

Cerere, ti ricordo,
per te sia lieve e parca:
suol dar la lauta mensa
piú peso che sostanza.
Bacco, nostro ministro,
vigor dará a le vene;
noi con la nostra face
calore a le midolle;
se ben nulla fia d’uopo
di stimulo incitante
dov’è tanta bellezza.
Sudate, omai sudate,
in sí caro duello;
traete pur, traete
in tal battaglia l’ore.
Quel, che giá riceveste
dai genitor fecondi,
or voi con larga usura
ai posteri rendete.
Date, datene in breve
lunga serie conforme
di figli e di nipoti,
che poi, pargoleggiando,
turba minuta e lieta,
degli anni ultimi vostri
la stanca etá sollevi.
Deh! perché vi struggete,
anime aventurose,
se ’l bel desir v’accorda?
L’un brama e non rapisce,
l’altr’arde e non invita.
Non aver, prego, a sdegno,
fastosetta guerriera,
ch’io vada il tuo nemico
ammaestrando all’armi.
Perché taci? tu ridi?