baci le trombe son, baci l’offese,
baci son le contese;
quelle labra, ch’io stringo,
son l’agone e l’arringo;
vezzi son l’onte, e son le piaghe amate,
quanto profonde piú, tanto piú grate.
Tranquilla guerra e cara,
ove l’ira è dolcezza,
amor lo sdegno, e ne le risse è pace;
ove ’l morir s’impara,
l’esser prigion s’apprezza,
né men che la vittoria il perder piace!
Quel corallo mordace,
che m’offende, mi giova;
quel dente, che mi fère ad ora ad ora,
quel mi risana ancora;
quel bacio, che mi priva
di vita, mi raviva;
ond’io, c’ho nel morir vita ognor nova,
per ferito esser piú, ferisco a prova.
Or tepid’aura e leve,
or accento or sorriso,
pon freno al bacio, a pien non anco impresso.
Spesso un sol bacio beve
sospir, parola e riso;
spesso il bacio vien doppio, e ’l bacio spesso
tronco è dal bacio stesso.
Né sazio avien che lasce
pur d’aver sete il desir troppo ingordo:
suggo, mordo, rimordo,
un bacio fugge, un riede,
un ne more, un succede;
de la morte di quel questo si pasce,
e, pria che mora l’un, l’altro rinasce.
L’asciutto è caro al core,
il molle è piú soave,