Pagina:Marino Poesie varie (1913).djvu/339


epitalami e panegirici 327

Giá, giá vola Imeneo
con le penne di rosa
dai gioghi d’Elicona.
Nel talamo secreto
alquanto timidetta
entrerá la donzella.
Tu prendi cura intanto
ch’inviolata e senza
gustare il nostro frutto,
qual v’entrerá, non n’esca.
Ella, appoggiata il capo
sovra molli guanciali,
t’attenderá tremante;
di lagrime dolenti
spargerá forse stille,
di sospiretti ardenti
essalerá faville.
Ma te nulla ritardi
lagrimetta o sospiro;
anzi con le tue labra
quelle e queste in un punto
dagli occhi e da la bocca
canaletti amorosi
asciugherai bevendo,
ammorzerai suggendo;
e, qual nocchiero accorto
de le sirene al canto,
serra l’orecchie al pianto,
che dal corso felice
il tuo legno desvia.
Tosto che ’l bianco letto
fia che i bei membri accoglia,
de le morbide piume
ancor tu baldanzoso
vanne a premer le sponde.
Quivi, fervido e caldo