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epitalami e panegirici 325

lagrimâro e sudâro
da le feconde piaghe
le cortecce d’Egitto.
Divelse intanto dal materno seno
Amor la verginella, a cui di pianto
turgidi e rugiadosi
d’un purpurino giro
rosseggiavano i lumi, e Citerea
prese il garzone ardito,
il cui virile aspetto
facea feroce e franco
del gran valor de’ suoi fede assai chiara
Con tenace legame indi de’ duo
congiunte ambe le destre,
pronuba e sposatrice,
gl’imenei celebrò con questi accenti:
     — Vivete omai concordi,
e le nostre dolcezze
imparate a godere.
Suonino mille baci
di nettare umidetti;
leghin le bocche i cori
palpitanti e tremanti;
sien le braccia da’ nodi
illividite e tinte;
rendansi con bel cambio
le reciproche lingue
mormorio piú soave,
che non formano i rostri
de’ miei queruli augelli;
compongansi le labra
congiunture de l’alme,
sí che ’l sonno de l’uno
gli aneliti de l’altro
lievemente rapisca.
Tanti sieno i legami