cotanto inaccessibile e lontana
chiude la terra, dove
passato di Veronica non sia
e di Giancarlo il glorioso nome?
L’uno splendor de’ cavalieri, e l’altra
onor de le fanciulle,
ei di Liguria, ella d’Iberia allievi;
ed ambo parimente
stupore a Giano e meraviglia al Tago:
Giancarlo il generoso,
oggetto degl’ingegni,
suggetto degl’inchiostri,
immortale ornamento
de la pace e de l’armi,
glorioso alimento
de le prose e de’ carmi,
lampo d’alta virtute
lampa di gloria eterna,
anima de l’onore,
simulacro del senno e del valore;
Veronica la bella,
miracolo degli occhi,
oracolo de l’alme,
sole chiaro ed ardente
di divina beltade,
specchio puro e lucente
d’incorrotta onestade,
fenice del suo sesso,
occhio del secol cieco,
tempio del vero Amore,
idol d’ogni pensiero e d’ogni core.
Or da sí fatte feste
cessar, biasmo non fôra?
Su, su, dunque: t’affretta,
lascia gli antri e le selve, e teco adduci
e de le Grazie e degli Amori il coro.