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308 | parte sesta |
risposta del preti
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Ben ardo anch’io, ma d’un bel viso adorno:
sol vagheggiando appago i miei desiri;
non di lascivo amor provo i martíri,
c’ha seguaci al diletto affanni e scorno.
L’anima, errando a duo begli occhi intorno,
contempla il bel del cielo in brevi giri,
e, levata su l’ali de’ sospiri,
fa in quell’alta beltá nido e soggiorno.
Del mio sterile ingegno ella cultrice
fa che nasca, troncando ogni tormento,
e frutto e fior d’un’arida radice.
Cosí provo, Marin, ch’animo intento
ad un amor pudico, arde felice,
e che piacer lascivo è un’ombra, un vento.
li
a raffaello rabbia
Allude alla Strage degl’innocenti.
Rabbia, io men vo lungo al Castalio rivo,
qual giá l’ebrea famelica e mendíca,
dietro al cultor de l’eloquenzia antica
per lo campo latino e per l’argivo.
E, mentre d’Israel la strage scrivo,
altro frutto non ho di mia fatica
che qualche bella e graziosa spica,
lor caduta di sen, raccôr furtivo.
Ma la mèsse miglior recide e rade
la falce sí de’ duo Toscani illustri,
ch’omai poco per me n’avanza o cade.
Pur me n’andrò fra’ mietitori industri,
dopo costor, se non ariste e biade,
solo cogliendo almen rose e ligustri.