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versi di occasione | 303 |
xli
per la morte del giovane principe
della scalea francesco spinelli
ammazzato dai turchi in Calabria.
(1600)
Da’ confini del mondo oscuri e bassi,
giá di tòsco letal consperso e tinto,
novo Alcide di Cristo, in terra estinto,
fra le schiere immortali oggi ten passi.
Ben t’ha del tuo mortal morte discinto,
ma, quasi angue novel, tra questi sassi
mentre la spoglia tua lacera lassi,
ten vai d’altra piú ricca ornato e cinto.
Teco indarno contese e l’arco strinse
l’insidioso arcier, che i lidi nostri,
di Tracia uscito, del tuo sangue tinse;
ché, difesa l’Italia e domi i mostri,
invitto vincitor di chi ti vinse,
di stelle armato a lui dal Ciel ti mostri.
xlii
a tomaso melchiorre
pel dono di una collana.
Questo, onde me di non devuto onore
degni, signor cortese, aureo monile,
certo al foco temprò del suo focile
solo de l’oro de’ suoi strali Amore.
Poiché pungermi l’alma egli ha vigore,
e d’affetto infiammarla alto e gentile,
e, qual suol di crin biondo oro sottile,
giá m’incatena e, piú che ’l collo, il core.
Cosí la terra al ciel sembiante fai,
al volto ed a la man Giove secondo,
mentre che pioggia d’òr versando vai.
Tornate, anni migliori! Ecco giocondo
riede Saturno; ecco s’indora omai
l’etá del ferro, e fassi d’oro il mondo.