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versi di occasione | 291 |
xvii
alla principessa di stigliano
che va in barca per la riviera di Posilipo.
Non cosí bella mai per l’onda egea,
con le Grazie e gli Amori in schiera accolta,
lungo il lido di Cipro uscío talvolta,
la sua conca rotando, Citerea;
come vid’io, non so se ninfa o dea,
in ricca poppa assisa, e bionda e folta
la chioma, a’ lievi zefiri disciolta,
sul legno d’Argo il vello d’òr parea.
Sospiravano i venti e l’acque stesse,
al folgorar de la novella Aurora,
d’amorose faville erano impresse;
e, curvandosi il mar sotto la prora,
con rauco mormorio parea dicesse:
— Ed io m’inchino a riverirla ancora. —
xviii
avversitá inaspettata
Tacean sotto la notte austri e procelle,
pigro giacca senz’onda il mar Tirreno,
e lui ferían d’un tremolo baleno
le faci eterne a meraviglia belle.
Splendea con chiare e lucide fiammelle
per entro il bel tranquillo il bel sereno;
ond’io, ch’apria co’ remi a l’acque il seno,
credea solcar lo ciel, gir per le stelle.
La mia leggiadra piccioletta nave
quella parea, che ne’ celesti giri
piú di nembo o tempesta ira non pave:
quando, da lo spirar de’ miei sospiri
gonfia la vela, un mar profondo e grave
mi sommerse di pianti e di martíri.