Pagina:Marino Poesie varie (1913).djvu/302

290 parte sesta

xv

l’amante che parte per la guerra

Scritto a richiesta di una cortigiana.

     Tu pur, ben mio, fra l’armi e per gli ondosi
campi n’andrai de l’oceán vorace?
e piú per l’onde infide errar ti piace
che goder nel mio seno i tuoi riposi?
     Pria vorrai, dunque, in guerra i venenosi
strali sentir del sagittario trace,
che provar come ben sappiano in pace
ferir bocca soave, occhi amorosi?
     e pria di foco ai gravidi tormenti
mal cauto espor ti giova il cor di ghiaccio,
ch’a le dolci d’amor fiamme cocenti?
     Misera! e pria cercar catena o laccio
e morte lá fra dispietate genti,
che trar la vita a cui t’adora in braccio?


xvi

la lanugine del giovane amat

Scritto a richiesta della stessa.

     Intorno al labro del mio ben che fai,
invido, ahi troppo, e temerario pelo,
che d’aureo sí, ma ingiurioso velo
i suoi vivi rubini ombrando vai?
     Se per esser baciato ivi ti stai,
baci vie piú che non ha foglie in stelo,
baci vie piú che non ha stelle in cielo,
da questa bocca innamorata avrai!
     Ma, se trofeo del Tempo ivi tu sorgi,
perché manchi in lui l’ésca, in me l’ardore,
di tua vana follia non ben t’accorgi.
     Ché d’òr sí bel mille catene Amore
fabrica a l’alma; e quante punte sporgi,
tanti son strali, ond’ei m’impiaga il core.