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288 | parte sesta |
xi
sullo stesso soggetto
A spaventar la combattuta fede,
perfido cane, e ’l buon popol di Cristo
qual pensier folle, a far doglioso e tristo,
fuor del nido natio move il tuo piede?
T’alletta forse a nòve stragi e prede
di Rodi e Cipro il vergognoso acquisto?
Ben ti sarai, ma con tuo scorno, avisto
quanto al valor latin la Grecia cede.
Ma tu, Lion, mentre che ’l Gallo altero
e de l’aquila ispana il real figlio
fan tra se stessi aspro contrasto e fèro,
perché non tenti il valoroso artiglio,
de’ danni tuoi vendicator severo,
far nel barbaro sangue omai vermiglio?
xii
i turchi scacciati da taranto
Torna a l’antico nido, al patrio suolo,
o de le giá cotante e sí diverse
turbe d’Asia e di Ponto, arabe e perse,
misero avanzo e fuggitivo stuolo.
Fiaccati i remi, e de le vele il volo
tarpato e lento, onde, novello Xerse,
l’Eusin dianzi e l’Egeo tutto coverse,
portino sdegno al fier tiranno e duolo.
Ascolti i vostri scorni e i nostri onori,
miri i suoi danni, ed a sfogar si dia
in voi, poche reliquie, i suoi furori.
Vostra sorte fia ben, se pur tra via,
per non serbarvi a pene altre maggiori,
il gran ventre del mar tomba vi fia.