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versi di occasione 283

ii

gli amanti trafitti

Per la uccisione della principessa di Venosa Maria d’Avalos
e del duca di Andria, Fabrizio Carafa,
per mano del principe di Venosa, Carlo Gesualdo.

(1590)

1


     Oscura notte il nero vel disteso
traea per l’aria in tenebroso orrore,
adorna d’altre stelle, in cui d’amore
scherzava il foco in brevi giri acceso.
     Godea, da l’ombre placide difeso,
a bella ninfa in sen lieto pastore,
e novo giorno il ciel, novo splendore,
il bosco avea da doppio Sole appreso:
     quand’ambo, irato ed invido, Morfeo
con notte eterna oppresse, e i lor conforti
sanguinoso turbò Lete mortale.
     Ma fin beato, aventuroso male,
s’ove giacquer dormendo, or giaccion morti,
abbracciati, Amarilli ed Androgeo.

2


     De’ congressi giá stanchi, in grembo accolti
de la notte, prendean dolce ristoro
insieme i cari amanti, e i nodi loro
rallentati eran sí, ma non disciolti.
     Ebbri d’amor, se ben nel sonno involti,
coppia vera parean del sommo coro;
e tempravan l’ardor, fra l’ostro e l’oro,
d’un leggiadro sudor le chiome e i volti:
     quando empia mano di Natura offese
il piú bel pegno, ed indi i pregi e i vanti,
qual di palma o trofeo, barbara, attese.
     Versar per l’altrui piaghe il proprio sangue
fu visto allor dagli infelici amanti,
e l’un per l’altro rimanerne essangue.