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le pitture e le sculture | 271 |
ix
il sepolcro della figliuola
scolpito dal padre.
Infelice scultor, deh! che mi vale
lo studio infausto, il tragico disegno,
s’alfin, con sudor tanto e tanto ingegno,
altro non imparai che ’l proprio male?
Questo martel, questo scarpel fatale,
che giá mercava al viver tuo sostegno,
conviene, o cara figlia, o caro pegno,
ch’or intagli il sepolcro al tuo mortale.
Ahi marmi, ahi ferri, ed ahi sovra natura
crudo mio cor, cruda mia mano e molto
piú che ferr’aspro e piú che marmo dura!
Ma lor felici e me, se non m’è tolto
d’esser almeno in questa tomba oscura,
ch’oggi fabrico a te, teco sepolta!
x
edera nata nella mano di una baccante
Perché tenti impedire,
edra licenziosa ed arrogante,
con le braccia tenaci
la man che vuol ferire
del proprio sesso un scelerato amante?
Or t’intend’io: le piante
son tutte de’ cantor de’ boschi traci
ed amiche e seguaci.