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le pitture e le sculture 259

xix

il prencipe don carlo d’austria

     Stella no, ma cometa
fu questi, e vapor lieve in aria impresso,
generato però dal Sole istesso.
E ben sí chiara face
prole fu degna di sí gran pianeta;
ma, qual balen fugace,
in breve spazio si disperse e sciolse;
però che ’l ciel non vòlse
ch’altro Carlo vedesse occhio mortale
al quinto Carlo eguale.


xx

     Chi di questa sacrilega e profana
anglica Iezabel formò l’imago,
che, di sangue innocente aprendo un lago,
fe’ di martiri ognor strage inumana;
     darle volto devea di tigre ircana
di serpe cironea, d’arabo drago;
e, se d’effigiarla era pur vago,
ritrar Progne crudele o Scilla insana,
     ritrar Medea, Medusa, Alcina, Armida,
o Circe, o Sfinge, o vipera, o cerasta,
idra, chimera, arpia, furia omicida:
     ch’indegna è ben, se l’arte a tanto basta,
che donna si dipinga o che s’incida
donna, che ’n sé di Dio l’effigie ha guasta.