Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
252 | parte quinta |
iv
Del compasso geometrico le piante
per sentier immortal ressi in maniera,
che l’un piede appoggiai saldo e costante
sul punto fisso de la gloria vera,
con l’altro in giro mobile rotante
e dilatato in spaziosa sfera,
tirando al nome mio linea infinita,
venni un cerchio a formar d’eterna vita.
v
Lucrezia, s’a l’adultero romano
cedi senza contrasto,
loda di nome casto
da giusta morte ingiustamente chiedi.
Se sforzata gli cedi,
qual follia, col morire,
portar la pena de l’altrui fallire!
Invano, dunque, invano,
morendo aspiri ad immortali onori,
ch’o scelerata o forsennata mori.
vi
Donna, a torto ti die’ l’etate antica
titolo di pudica;
ché, se quel sen piagasti
che fu d’osceno amor sozzo ricetto,