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le pitture e le sculture 249

II

I RITRATTI


i

     Che curi piú la vita?
che piú temi la morte?
Chi fia mai che s’agguagli a la tua sorte?
Arbitro degli dèi, vendicatore
d’Ettòr, ladro d’amore,
Elena giá rapita,
Achille ucciso e ’n su le patrie rive
viste ignude le dive,
che piú sperate omai da’ cieli amici,
lieto sen, man beate, occhi felici?


ii

     Levate il guardo al vostro albergo eterno,
anime curve e ’n questo abisso immerse,
che nome ha «mondo» ed è piú tosto inferno.
     Oh cecitá mortal, menti perverse!
s’a la luce del ciel non vi volgete,
ben a gran torto il Sol gli occhi v’aperse.
     Deh! come prigioniero entro una rete,
che tante morti in poca vita aduna,
può l’uom, sempre in travaglio, aver quiete?
     Soggiace il poverel fin da la cuna,
agitato dal piè de la nutrice,
a l’agitazion de la fortuna.