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242 | parte quinta |
xiv
maddalena
di Tiziano.
Questa, che ’n atto supplice e pentita
se stessa affligge in solitaria cella,
e de la prima etá fresca e fiorita
piagne le colpe, in un dolente e bella,
imago è di colei, che giá gradita
fu del Signor seguace e cara ancella;
e quanto pria del folle mondo errante,
tanto poscia di Cristo amata amante.
Ecco come con lui si lagna e come
del volto irriga il pallidetto aprile,
e, deposte del cor l’antiche some,
geme in sembiante languido ed umíle;
e fanno inculte le cadenti chiome
agl’ignudi alabastri aureo monile:
le chiome, ond’altrui giá, se stessa or lega,
giá col mondo, or col cielo; e piagne e prega.
Felice donna e fortunata a pieno,
cui, di falso piacer giá sazia e schiva,
di lá, ’ve altrui lusinga amor terreno
e piú l’anime alletta ésca lasciva,
qual tradito augelletto al ciel sereno,
o qual cerva trafitta a l’onda viva,
umilemente al Redentore a lato
cosí per tempo ricovrar fu dato.