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la bruna pastorella 13


LILLA


Questi miei occhi negri
negri son, Lidio mio, perché son schiavi
giá conquistati in amorosa guerra.
Schiavi son tuoi, ch’or gli ritieni avinti,
dolcissimo tiranno,
d’invisibil catena,
e qualor, crudo, incontro a lor t’adiri
a tirar acqua gli condanni e sforzi.
Tu ’l sai, tu che, sí come
da la bocca focosa
assai sovente accogli
fra le tue labra i miei sospiri ardenti,
cosí piú d’una volta
dagli occhi umidi e molli
co’ tuoi sospiri innamorati asciughi
le lagrime cadenti.

LIDIO


O de la bella mora,
per cui moro beato e per cui vivo,
negri sí ma leggiadri,
foschi sí ma lucenti,
occhi dolci e ridenti,
io non so come possa
in un commun ricetto
insieme conversar col chiaro il buio.
Com’esser può che ’n quell’albergo istesso,
che possiede la notte, il giorno alloggi?
come, come presume,
se nemica è del lume,
ne le case del sole abitar l’ombra?
O luci tenebrose,