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236 parte quinta

ii

narciso

di Bernardo Castello.

     Chi crederá da mortal mano espresso,
Castello, il bel garzon ch’a l’ombra estiva,
lá d’un liquido specchio in su la riva,
idolo ed idolatra è di se stesso?
     Non finto il fonte, e chi si mira in esso
è vivo e vero, e vera è l’onda e viva;
se tace l’un, l’altra di suono è priva:
ch’opra sia però d’arte, io non confesso.
     Non favella il fanciul, però che ’l viso,
onde cotanto a se medesmo piacque,
sta tutto a contemplar rapito e fiso.
     E la ninfa, che estinta ancor non tacque,
fugge sdegnosa il loco ov’è Narciso,
e nega il mormorio rendere a l’acque.


iii

eco

di Ventura Salimbeni.

     La bella di Narciso
amante desperata
qui vedi effigiata.
Vedi il crin, vedi gli occhi e vedi il viso,
vedi la bocca replicar gli accenti;
ma le voci non senti.
Ben sentiresti ancor le voci istesse,
se dipinger la voce si potesse!