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220 parte quarta

questo stranio animale
(se pure i crudi tori
odono i preghi altrui)
che, perdonando omai
a la tenera etate,
di ricondur gli piaccia
a le paterne case
la vergine innocente.
Muti pesci, acque sorde,
lidi sonori e scogli,
antri solinghi e rupi,
del mio dubbioso stato
pietá vi prenda; e voi,
aure amiche e cortesi,
a la mia cara antica
genitrice portate
queste lacere chiome
e questi ultimi miei
angosciosi sospiri.
Poi con roco sussurro
ditele mormorando:
— La tua diletta Europa
in balía d’un rapace
tauro crudele, e suo
forse futuro sposo,
lunge dal patrio porto
vassene tragittata
in peregrina arena. —
E tu, Borea gentile,
se ’n te viva si serba
de l’amata e rapita
attica ninfa bella
la memoria soave,
levami su le penne,
e rendi il caro pegno
a la patria, ai parenti.