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216 parte quarta

Udí Triton del trasformato amante
i bugiardi muggiti e, rimugghiando
dai cavi antri profondi, gli rispose
con la conca ritorta.
Il gran Nettuno istesso,
spianando il varco al predator felice,
sorse dal cupo gorgo
col tridente a bandir venti e tempeste.
     A sí novo spettacolo e sí strano,
gli occhi girò meravigliando a caso
greco nocchier, che ’n cavo pin fendea
de la vasta Anfitrite il molle seno;
ond’arrestato al picciol legno il volo,
in questi accenti il suo stupor diffuse:
— Occhi miei, che vedete?
fia sogno o ver? Qual disusato è questo
navigio adulterino?
Chi vide mai, dove s’intese o quando
che nuotator cornuto
golfo ondoso varcasse? e come trita
con piè securo i calli
dell’indomito mar selvaggio bue?
con qual vomero o rastro
ara i liquidi solchi animal rozzo,
avezzo a coltivar rustiche glebe?
Errasti, audace toro:
toro inesperto e malaccorto, errasti!
Non fu da Giove fatta
navigabil la terra,
né ’l mar segnò giá mai tratto di rota.
Non van per l’erbe i pesci,
né van per l’onde i tori.
Non è Glauco bifolco,
non è Nereo arator; Proteo è pastore,
ma di spumosi e non lanosi armenti.
Il lor pascolo è il musco;