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idilli mitologici 207

vi

il rapimento d’europa

     In quella parte a punto
de l’anno giovinetto,
che ’l Sol con dolce e temperato raggio
scioglie in liquida fuga ai pigri fiumi
dai ceppi di cristallo il piè d’argento;
e l’aure tepidette,
genitrici di fiori,
gravide di virtú maschia e feconda,
figliando van de’ coloriti parti
gli odorati concetti;
la pittrice del mondo,
dico l’alma Natura,
miniando le piagge
di verde e perso e di vermiglio e rancio,
parea ritrar volesse
ne’ fior le stelle, e ne la terra il cielo;
e de la gran maestra
i pennelli e i colori
eran aure e rugiade, erbette e fiori:
     quando al fresco discesa
del bel mattino su la sidonia riva
con le compagne sue, secondo l’uso,
del gran re de’ fenici era la figlia.
Qui lungo i salsi flutti,
quasi di turco drappo aureo lavoro
o serica testura
d’etiopica tela,
era trapunto in mille guise un prato.
E qui, però che insieme
l’allettavano a prova