non mi dá pur sepolcro)
insepolta morire;
o, per maggior martíre,
di barbari corsari
divenir preda indegna,
che in trionfo servile
traggano incatenata
la figlia sfortunata
del nobil re Ditteo,
la nepote del Sole,
la progenie di Giove,
colei ch’esser devea
d’Atene alta reina.
Deh! pria, prego m’uccida
questo dolor mortale,
mortale ed omicida;
solo però ch’è tale,
ch’uccidermi non vale!
Crudel, quando uccidesti
del flessuoso albergo
il feroce custode,
perché non mi togliesti
la vita a un tempo istesso?
Ch’oltre ch’io non sarei
in sí penoso stato,
fôra ancor la tua fede
sciolta sí, ma non rotta.
Perché, perché, partendo,
almen non mi lasciasti
quella spada inumana,
ch’ancor tinta è del sangue
del mio fratel possente,
acciò che commun fosse
con la sorella insieme
una medesma sorte?
Ma che? mancheran forse