da cui golfo sí largo
m’allontana e divide?
rivolgerò le piante,
facendo pur ritorno
al mio tradito padre,
dal cui grembo mi tolsi
per seguir follemente
l’empio mio fratricida?
o consolar mi deggio
sovra il fido e leale
amor del buon consorte,
lo qual da me per l’onde
sí rapido sen fugge,
che l’arrancata voga
de’ ben spediti remi
è lenta a tanta fretta?
Ma, quando ancor volessi,
oimè! quinci partire,
qual legno attendo in questa
solitudine orrenda,
da cui sbandito veggio
ogni commercio umano?
in cui Fortuna scarsa
ne la miseria estrema
non mi concede pure
o d’orecchia pietosa
udito che m’ascolti,
o di bocca cortese
voce che mi risponda?
Conviemmi dunque a forza,
esposta a la mercede
o di balene e d’orche,
over d’orsi e di lupi,
tra l’inospite rupi
di questa infame riva
(s’alcun ventre ferino