Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
idilli mitologici | 185 |
v
arianna abbandonata
Poich’ebbe il greco infido,
ritornato di Creta
giá vincitor del Minotauro orrendo,
da la riva di Nasso
salpato il ferro e ’l canape disciolto,
la misera Arianna,
rotta dal mare e dal viaggio stanca,
dormí, finché in levante
a risvegliarsi incominciò l’aurora.
Era a punto ne l’ora
ch’ella, per intrecciarsi
di rosate ghirlande il biondo crine
e per abbeverar di manna fresca
i sitibondi prati,
de l’indico orizzonte
lo stellato balcon aprir volea.
La rugiadosa dea,
minor luce di Delo,
giá cacciatrice in terra,
or fatta cerva in cielo,
con argentate corna
per le tenebre rotte
de la candida notte
le saette d’Apollo iva fuggendo.
L’aria tra bianca e bruna,
tinta d’ombra e di luce,
con colore indistinto
un bel misto facea d’alba e di luna:
quand’ecco arrivar quivi
il piú giolivo, il piú giocondo dio,