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184 parte quarta

tremò la voce in bocca e ’l cor nel petto,
quando a l’aure tremar la debil buccia
s’avide e tremolar sentí le foglie
con un soave e tacito susurro
fievolemente. In tale stato amolla
pur come viva; amolla ancora, e pianse
a la dolce ombra i suoi scherniti amori.
Non men che ninfa, arida canna e vòta
gli piacque e fugli cara, e ’n guardia l’ebbe.
Baciolla il miserel tre volte e quattro,
baciolla e strinse caramente, e poi,
tre volte e quattro, abbandonato e stanco,
cadde piangendo su l’amate spoglie.
Parve sdegno e fu amor, ch’indi dolente,
spogliandola de’ suoi piú verdi onori,
troncasse a lei le tenerelle membra;
però che d’esse in strana foggia inteste
e con disegual ordine congiunte
compose a sette voci una sampogna,
stridola e vaga in guisa tal che ’l primo
bocciuol, ch’è inanzi, di lunghezza avanza
l’altro che segue, e quel che segue, l’altro.
Quindi usci fòre un flebile e tremante
di rustica armonia piacevol suono,
con cui pianse cantando, e parlò cose
che farian lagrimar chi l’intendesse.