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174 parte quarta


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     — Bacianne, e i nostri baci avidi e spessi
vincan le conche tenere e tenaci;
giungano i baci ai cori e sien de’ baci
padri insieme ed eredi i baci stessi.
     Sien de’ baci profondi e de’ sommessi
precursori i piú lievi e piú fugaci;
restin degli umidetti e de’ mordaci
ne le baciate labra i segni impressi.
     Geli d’invidia ed arda di dispetto
il fier gigante, il mostro empio e villano,
eterno turbator del mio diletto! —
     In braccio a l’idol suo caro e sovrano
sí disse Galatea. Con torvo aspetto
l’invido udilla, e sospironne invano.

23


     — Poscia che ’ndarno con amor combatto,
superba iniqua inessorabil fèra,
e piú fuggi da me sciolta e leggera
quant’io piú seguo desioso e ratto;
     Aci siasi pur tuo, ch’io mio son fatto,
ed al ceppo crudel perch’io non pèra,
libero e fuor de l’amorosa schiera,
ho pur, mercé di sdegno, il piè sottratto.
     Godi seco pur tu, ch’io lieto intanto
godo il mio scampo, e da te lunge in pace
piango pentito di que’ dí c’ho pianto. —
     Cosí di Galatea l’aspro seguace
fea la pendice risonar col canto,
a cui sepolto Encelado soggiace.