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150 | parte terza |
e le saette aurate
raro impiagano ancor, se non l’arrota
Fortuna a la sua rota.
fileno
D’oro ha ben l’arco Amor, d’oro gli strali;
ma, veggendo che l’oro oggi dal mondo
tanto s’apprezza e stima, anch’egli, credo,
n’è divenuto avaro,
né cosí di leggier gli scocca e spende.
Quinci avien che ’l tuo petto,
di duro smalto e di diaspro armato,
non è mai saettato.
filaura
Quante volte solete
dirne voialtri, adulatori amanti,
che ’l vostro idolo amato
i zaffiri ha negli occhi, e ne la bocca
i rubini e le perle?
Or sí fatto tesoro
non si merca senz’oro!
fileno
Volgiti a questo cielo, a questa terra,
volgiti a questo sole;
rimira, quando s’apre
del purpureo oriente
la finestra lucente.
Qual piú fin òr di quello onde l’Aurora
le nubi e i monti indora?
qual argento piú puro
di questi puri e limpidi ruscelli,
ch’attraversano il prato?
Qual piú verde smeraldo
di quello, onde ne van ricche e superbe