Non fôra il meglio, or ch’ogni prato a prova
a’ bei riposi i lieti amanti alletta,
e denso il bosco di verdura nova
si difende dal sol quando il saetta,
sederne in parte ove piú dolce mova
l’aura le fronde in su la molle erbetta,
mentre, scherzando, i zefiri lascivi
ne lusingano il sonno, e l’ombre, e i rivi?
Giace colá, sotto le curve terga
di Pausilippo, antro frondoso e nero,
dove guidar solea con rozza verga
nel meriggio gli armenti il gran Sincero.
Quivi la Notte col Silenzio alberga,
e ch’al Sonno sia sacro io penso invero.
D’edra, d’appio e di musco il varco impruna:
ombra gli fanno i lauri, opaca e bruna.
Qui da le piaghe d’una rupe alpestra
sorge di vivo umor gelida vena,
ma di canna, di giunco e di ginestra
ombrata sí, che si discerne a pena.
Indi sen va per via spedita e destra,
rigando intorno la valletta amena,
fin dove a le dolci acque il corso tronca
e le ricetta in sen marmorea conca.
V’apprestan d’ogn’intorno erbose piume
e molli seggi i margini vicini,
dove le ninfe del mio picciol fiume,
alzate fuor degli umidi confini,
cinger al vecchio padre han per costume
di palustri ghirlande i verdi crini;
e qui scherzar nel piú riposto seggio
spesso Aretusa e Leucopetra io veggio.