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sonetti amorosi 107

lxiv

in morte della sua donna

     Era la notte e tenebrosa e nera
ombra mortal da l’Erebo traea,
e quasi pompa funerale avea
l’aere coperto e la stellata spera;
     quando, ov’al casto letto afflitta schiera
di verginelle intorno egra piangea,
celeste donna, anzi terrestre dea,
chiuse i begli occhi in sempiterna sera.
     Lasciò da sonno eterno oppressa e stanca
l’alma la spoglia, e de’ be’ membri uscío
qual face suol, che sfavillando manca.
     E, mentre a lato a lei piangendo er’io,
Morte la ’nsegna sua pallida e bianca
vincitrice spiegò sul volto mio.