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100 | parte seconda |
l
il rosignuolo cantante
Sovra l’orlo d’un rio lucido e netto
il canto soavissimo sciogliea
musico rossignuol, ch’aver parea
e mille voci e mille augelli in petto.
Eco, che d’ascoltarlo avea diletto,
le note intere al suo cantar rendea;
ed ei vie piú garría, che lei credea,
vago che l’emulasse, altro augelletto.
Ma, mentre che ’l tenor del bel concento
raddoppiava piú dolce, a caso scòrse
l’imagin sua nel fuggitivo argento.
Riser le ninfe; ed ei, ch’allor s’accòrse
schernito esser da l’acque, anzi dal vento,
a celarsi tra’ rami in fretta corse.
li
canto di uccelli
nella villa di Iacopo Corsi presso Firenze.
I’ sento il rossignuol, che sovra un faggio
il canto accorda al mormorar de l’onde;
e Progne, che lo sfida e gli risponde,
né piú si lagna de l’antico oltraggio.
Odo dappresso il calderin selvaggio,
che saluta l’aurora e poi s’asconde;
e ’l vago tortorel, che tra le fronde
par dica in suo tenor: — Giá torna maggio. —
Non lunge il solitario ascolto poi
chiuso rimproverar fra gli arboscelli
al rozzo cacciator gl’inganni suoi.
Dolci a voi l’esche ognor, puri i ruscelli
serbi la terra in sen. Ben siete voi
angeli de la selva e non augelli.