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sonetti amorosi | 99 |
xlviii
tranquillitá notturna
Pon’ mente al mar, Cratone, or che ’n ciascuna
riva sua dorme l’onda e tace il vento,
e Notte in ciel di cento gemme e cento
ricca spiega la vesta azurra e bruna.
Rimira ignuda e senza nube alcuna,
nuotando per lo mobile elemento,
misto e confuso l’un con l’altro argento,
tra le ninfe del ciel danzar la Luna.
Ve’ come van per queste piagge e quelle
con scintille scherzando ardenti e chiare,
vòlte in pesci le stelle, i pesci in stelle.
Sí puro il vago fondo a noi traspare,
che fra’ tanti dirai lampi e facelle:
— Ecco in ciel cristallin cangiato il mare. —
xlix
la ninfa tiberina
Per la signora Agnola Vitelli Soderini.
Su la sponda del Tebro umida erbosa,
diva in forma di ninfa or scherza or siede,
e perch’arda d’amor l’onda amorosa,
nudo le porge ai molli baci il piede.
Aura intanto lasciva, aura vezzosa,
dolce intorno le vola e i rami fiede;
e la chioma spargendo aurea pomposa,
ricche ne tragge ed odorate prede.
Ride di liete e verdeggianti spoglie
tutta adorna la piaggia, e novi onori
dal vivo Sol de’ suoi begli occhi accoglie.
Non tocca erba il bel piè, che non s’infiori;
fior la candida man, che non s’infoglie;
foglia l’aurato crin, che non s’indori.