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94 | parte seconda |
xxxviii
l’apparir del sole
Rotte giá l’onde da l’ardenti rote,
fiammeggian lá nel luminoso Eoo,
e fa l’aurato fren sonar Piroo,
mentre che ’l salso umor dal crin si scote.
Sorgete (ecco ecco il Sol, che ’l mar percote!),
Craton, Sergesto, Oronte ed Alcinoo;
e voi, di Nereo figlie e d’Acheloo,
salutatelo a prova in dolci note.
Ecco che giá de l’acque il molle argento,
indorato da tepidi splendori,
fa tremolar con cento lampi e cento.
Chino ognun, lieto ognun meco l’onori,
e ’n lui, spargendo odor d’Arabia al vento,
de la mia Lilla il simulacro adori.
xxxix
le chiome sparse sulle onde
Avea, su per lo mar, del biondo crine
la pescatrice mia sciolto il tesoro,
quasi nova Fortuna; e Noto e Coro
preziose ne fean dolci rapine.
Ondeggiavan per l’onde in onde d’oro
sparse le fila rilucenti e fine,
ed invide scorgean l’onde marine
piú bella Dea d’amor sorger fra loro.
Corsero agli ami in quei bei lacci tesi,
guizzando, pesci amorosetti e lieti,
d’un dolce foco in mezzo l’acque accesi.
E disser prigionieri a Dori, a Teti,
con la lingua d’amor ch’io solo intesi:
— Dolce è morir fra sí pompose reti! —